Partecipazione, confronto e un pizzico di amarezza: sono forse questi i tre elementi essenziali che hanno caratterizzato il convegno Fare economico, Pensare politico e Agire sociale, tenutosi lo scorso 5 maggio presso il Teatro Ramarini di Monterotondo.
L’incontro ha risposto in pieno alle aspettative dei promotori, le cooperative sociali Iskra, Folias e Il Pungiglione. Di fronte a una sala gremita, i relatori hanno potuto confrontarsi e dibattere sulla cooperazione sociale e lo hanno fatto – in alcuni momenti – anche sottolineando con fermezza le evidenti divergenze di opinione.
Il dibattito si apre con il costituzionalista Gaetano Azzariti che parla della necessità di rimettere al centro delle politiche nazionali e locali la dignità della persona, concetto su cui si basa il testo della nostra Costituzione. Azzariti auspica che si possa arrivare a parlare di una “Repubblica del Welfare” che abbia come scopo il benessere collettivo. Oggi – dice il costituzionalista – la politica dovrebbe dare ai cittadini il diritto alla ricerca della felicità.
Ma i numeri parlano chiaro e evidenziano l’esistenza di profonde disuguaglianze sociali nel nostro Paese. Giuseppe De Marzo, responsabile della campagna “Miseria ladra” dell’associazione Libera,parla di tre derive che bisogna scongiurare. E’ necessario, secondo De Marzo, abbandonare l’universalismo selettivo, un concetto che andrebbe sostituito con quello di universalismo di dignità. Non possiamo accettare -dice – il diffondersi del darwinismo sociale, ovvero quel principio secondo il quale “se una persona perde il lavoro è per colpa sua” e dobbiamo combattere l’istituzionalizzazione della povertà. “Per arginare queste tre tendenze culturali – sostiene il referente di Libera – è fondamentale dare una lettura complessiva della crisi e non tecnicistica. Chiediamo che le politiche sociali vengano messe fuori dal patto di stabilità e che venga introdotto il reddito di dignità”.
Bastano poche sollecitazioni per entrare nel vivo del dibattito e portare sul tavolo le profonde divergenze tra mondo del sociale e politica nazionale. Ileana Piazzoni, segretaria della commissione affari sociali della Camera dei Deputati, difende il concetto di universalismo selettivo e sottolinea subito che il governo ha stanziato 1 miliardo per la lotta alla povertà.Purtroppo però, come fanno notare da più parti, questa cifra è assolutamente insufficiente a coprire i bisogni degli oltre 4,5 milioni di italiani in povertà assoluta. La deputata del Pd non manca di sottolineare che spesso, a suo avviso, gli operatori sociali e le organizzazioni del terzo settore non conoscono approfonditamente le questioni di cui parlano, avendone solo una visione parziale.
Inizia così a delinearsi un solco tra due mondi, tra l’alto e il basso, tra la politica nazionale e quanti sostengono, con il loro lavoro (non sempre riconosciuto e retribuito) il welfare del nostro Paese. In sala inizia a percepirsi un malcontento generale, gli operatori e le organizzazioni presenti non si riconoscono nella descrizione fredda e distaccata che si fa del loro lavoro, del loro ruolo sociale. La politica si dimostra lontana dalla loro quotidianità. Intervengono Rita Visini, assessora alle Politiche sociali della Regione Lazio, Rodolfo Lena, presidente Commissione Politiche sociali e salute della Regione Lazio e Mauro Alessandri, sindaco di Monterotondo.
Alessandri lancia subito il suo grido di allarme rispetto alla situazione in cui versano i comuni nella gestione dei servizi sociali per la carenza di risorse economiche. Nonostante Monterotondo sia uno dei comuni del Lazio con la maggiore spesa sociale pro capite, come ha ricordato – dati alla mano – Angelo Marano della campagna Sbilanciamoci!, l’amministrazione affronta tutt’ora grandi difficoltà che, dice il sindaco, riesce a sostenere solo grazie a lavoratori e lavoratrici che sono disposti a lavorare anche a fronte dei notevoli ritardi nei pagamenti degli stipendi. Ma il messaggio del primo cittadino di Monterotondo sembra non far breccia. Rodolfo Lena non intravede alcuna possibilità di miglioramento dello scenario economico per le politiche sociali regionali: “le risorse sono queste e queste devono bastare”. Rita Visini, invece, prende la parola per ricordare alla platea i grandi sforzi affrontati dalla Regione Lazio dall’elezione di Zingaretti e della sua giunta. Sforzi che i cooperatori sociali e lo stesso sindaco Alessandri riconoscono, ma che evidentemente non sono sufficienti a rispondere alle necessità reali dei cittadini.
Eppure soluzioni alternative ci sono e possono essere messe in pratica, come dimostra Felice Scalvini, assessore ai Servizi sociali e alla famiglia del comune di Brescia. A sentire la sua testimonianza sembra tutto abbastanza semplice e fattibile, con il suo racconto pare dire a chi ascolta che è “solo una questione di volontà”. Lui, infatti, come amministratore locale si è “solo” limitato ad avere una visione diversa della gestione del welfare e ad applicare leggi già esistenti. Ha così realizzato una città a “zero gare”, in cui i servizi sociali non vengono più affidati attraverso gare d’appalto, ma gestiti in co-progettazione con la cittadinanza e le realtà territoriali, attraverso un sistema di accreditamento. I servizi sociali non possono essere pensati – dice Scalvini – come se fossero solo di competenza comunale. L’assessore ha avviato una vera e propria trasformazione della macchina pubblica, aprendo al dialogo e al confronto con la città e trovando insieme soluzioni utili e funzionali ai bisogni riscontrati. L’obiettivo – ha dichiarato – è quello di creare un welfare di comunità. Anche a Roma abbiamo modelli virtuosi di gestione dei servizi sociali. Fabio Magrini, ci parla dell’esperienza di co-progettazione del XII municipio, lanciata quattro anni fa e che oggi rappresenta un progetto apripista per il territorio.
Come fare per esportare e moltiplicare gli questi esempi virtuosi? Forse il problema è che non si tratta di meri modelli schematici, ma di una visione innovativa che, evidentemente, non appartiene a tutti. L’amministrazione comunale di Monterotondo (il sindaco Alessandri e l’assessora alle politiche sociali Antonella Pancaldi) si mostrano interessati alla gestione delle politiche sociali avviata a Brescia e vorrebbero capirne di più, ma gli altri relatori politici non lasciano intravedere alcun cambio di rotta per il prossimo futuro.
In conclusione, il convegno è stato un’ottima occasione di riflessione sul ruolo della cooperazione sociale nel nostro Paese, su come vengono gestite a livello nazionale e locale le politiche sociali e su quale importanza ricoprono per la macchina amministrativa. Buona la partecipazione del pubblico costituito da lavoratori del sociale, rappresentati istituzionali e organizzazioni del terzo settore. Ottimi i propositi per il futuro delle tre cooperative sociali Iskra, Folias e Il Pungiglione che hanno intenzione di mantenere vivo il rapporto con la rappresentanza politica e farsi promotori di altri eventi in cui le istituzioni incontrino il terzo settore. Unica nota dolente: la constatazione che esiste ed è molto marcato lo scollamento tra la politica e quelli che dovrebbero essere i suoi interlocutori, tra le istituzioni e le esigenze dei cittadini, tra l’”economia del realismo” e intere fasce di popolazione che vivono ai margini della società e che continuano a non avere voce. Sono, allora, questi i nodi cruciali e contraddittori su cui bisogna lavorare e che bisogna riuscire a districare.
Le Cooperative Sociali Folias, Iskra e Pungiglione.