Il corpo di Desire è un corpo che parla. Racconta una storia tristemente nota a chi vuole e sa ascoltarla. Una intera catena di violenze che ha trovato in Desirée il suo ultimo anello. Nel quartiere di San Lorenzo Desirée, una ragazza di soli sedici anni, è morta di overdose dopo essere stata violentata da un gruppo di uomini.
La terribile vicenda di questa giovane è quella di tante altre donne. E’ la storia tristemente nota a chi, nei percorsi femministi, nei centri antiviolenza nelle assemblee delle donne, conosce. Il tema della violenza di maschile sulle donne. Ha sempre nomi diversi ma il sottotitolo è lo stesso: violenza di genere.
Nei primi 6 mesi del 2018, sono state uccise gia’ 44 donne, il 30% in piu’ rispetto lo stesso periodo del 2017. A stilare il bilancio e’ l’associazione Sos Stalking, che ricorda come nel 2017 abbiano perso la vita 113 donne. L’80% delle violenze avviene tra le mura domestiche. Ad uccidere sono stati, nella quasi totalita’ dei casi, mariti, compagni o ex, incapaci di accettare la fine della relazione, padri o familiari. Da qualche tempo si parla di femminicidio e i dati parlano da soli.
Ha molte forme, visi e corpi diversi, ma accomunati da un disprezzo, una profonda convinzione di superiorità e di diritto naturale alla predazione e al dominio. Il retaggio della cultura maschilista e patriarcale non è stato superato, gli stereotipi e le discriminazioni restano saldamente radicati. Una cultura di disprezzo e di odio che invece di interrogarsi, giudica e indica nell’altro da sé il colpevole.
Di nuovo, una donna è stata stuprata e uccisa, e di nuovo, si cerca di strumentalizzare l’ennesima violenza, perpetrandone una nuova, su un corpo inerme che non può più parlare. Invece di denunciare un sistema mafioso che dal traffico di droga alla speculazione edilizia, alla devastazione ambientale, regola la gestione delle nostre città, nuovamente si vuole usare in termini propagandistici e profondamente razzisti quanto è successo alla giovane Desirèe. Si parla di sgomberi, espulsioni e di migranti. Si stanno spazzando via i luoghi che da anni sono a fianco delle donne (centri antiviolenza, spazi sociali femministi),e con l’atroce disegno di legge di Pillon, si sta rendendo ancora più difficili i percorsi di fuoriuscita dalla violenza non solo delle donne ma anche dei loro figli.
Ma se Desirée oggi non può più parlare, rimaniamo noi, sempre più determinate a non lasciare più spazio alla violenza maschile sulle donne, perpetrata a partire da politiche discriminatorie fino ad arrivare alla quotidianità delle nostre relazioni.
Spetta a noi porre degli interrogativi sul come l’uso di questo corpo parli di prevaricazione e di machismo. Spetta a noi porre interrogativi sul come la violazione di un corpo passa anche per l’uso della sua sua storia.
Roberta Marciano
Cooperativa Sociale Folias