Cari amici e care amiche,
Vi presentiamo un nuovo numero della nostra Newsletter. In questa occasione, raccontiamo i servizi e le attività del Centro per le Famiglie “La Locomotiva” gestito da Pungiglione, Iskra e Folias, tre Cooperative Sociali, nel Distretto di Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova. Troverete le prime informazioni sulla prossima Festa di Quartiere e sulle finali del Monterocktondo Festival per i giovani che organizzeremo a Monterotondo Scalo dal 18 al 20 luglio prossimi e segnaliamo alla vostra attenzione l’assurda ed ingiusta storia del “passaggio di mano” da parte del Comune di Roma della Comunità Terapeutica di Città della Pieve, creata e gestita da sempre dalla Cooperativa Il Cammino, esempio sprezzante di quando il potere calpesta ogni cosa impadronendosi dei beni di tutti.
C‘eravamo lasciati con il numero di Dicembre nel clima di grossa incertezza che stavamo vivendo rispetto al nostro futuro lavorativo. In quella occasione organizzammo una bellissima assemblea pubblica partecipata da tanti colleghi dei servizi, dei rappresentanti della politica e della società civile in cui salutavamo alcuni operatori a cui non eravamo in grado in quel momento di rinnovare il contratto di lavoro.
Com’è nostra abitudine, neanche in quella occasione ci siamo pianti addosso e, senza celare i nostri sentimenti sia di rabbia che di accorata passione, avevamo provato a raccontare il nostro lavoro attraverso la storia delle persone coinvolte: utenti, operatori, cittadini.
Siamo andati avanti in questi mesi, grazie allo sforzo di alcune amministrazioni comunali (Monterotondo su tutte), che hanno mantenuto in vita i servizi con ulteriori proroghe, ma grazie soprattutto a noi che abbiamo continuato a credere nella forza della socialità, nella libertà originale ed irripetibile di alimentare il nostro lavoro in una vera cooperativa fatta di soci senza padroni, nella creatività di progettare nuovi servizi in altri territori, nella voglia di incontrarci e organizzare feste e nell’infaticabile lavoro di pungolare positivamente la lentezza estenuante e la burocrazia ottusa di alcune amministrazioni pubbliche .
Abbiamo provato, con una spinta figlia di “pazze” energie residue, ad innovare i servizi ed i progetti da noi gestiti ripensandoli in un’ottica di presidi; consapevoli, mai quanto ora, che il lavoro sociale debba e possa rappresentare per la gente un’occasione di partecipazione, di diritti ed opportunità per crescere e vivere e non per essere contenuta ai margini o peggio assistita in un’ottica di improduttività sia sociale che economica.
Non vi nascondiamo che sono stati mesi anche molto difficili, ricchi di scoramento, di disillusioni e di dubbi. Malgrado tutto siamo riusciti a portare a casa diversi nuovi progetti che ci hanno consentito di richiamare in servizio alcuni colleghi e ciò nonostante la paralisi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, in particolare della Regione Lazio, ci ha lasciato per questi primi 5 mesi del 2013 con un solo stipendio in tasca!
Attraversati da questi “movimenti” di natura diversa e apparentemente contrastanti tra loro: da un lato la nostra difficoltà a vivere ed arrivare a fine mese e dall’altra l’insanabile utopia di continuare a lavorare con ottimismo per promuovere cittadinanza, ci interroghiamo su quale senso abbia continuare ad andare avanti.
In questo ultimo mese ci è capitato di partecipare a dei momenti pubblici molto ricchi e stimolanti: il seminario di presentazione dei risultati raggiunti dal Centro Per La Famiglia “La Locomotiva“, l’assemblea dei collaboratori e delle collaboratrici della nostra Cooperativa e il laboratorio di progettazione partecipata animato dal progetto Eurialo a Fonte Nuova.
In queste occasioni una cosa ci è apparsa chiara, netta, precisa: il nostro lavoro ha senso ed è importante, non ci sono storie!
Una seconda considerazione consequenziale e amara è stata:
”peccato che spesso ad accorgersene siano solo gli addetti ai lavori ed i cittadini interessati dai nostri servizi. Pensiamo ad esempio, all’entusiasmo di alcune mamme con la loro voglia di fare ed i loro progetti sociali, alle famiglie che al Convegno sopra citato ci hanno restituito il valore del lavoro svolto insieme al Centro o alle persone inserite in azienda attraverso i tirocini formativi che ci trasmettono le loro difficoltà a vivere e le piccole conquiste dell’autonomia e della fiducia in se …”
A fronte di questi momenti di gratificazione ci viene naturale farci altre domande: cosa contraddistingue il valore di un lavoro? Come siamo abituati oggi a misurare un valore? Ha valore oggi solo ciò che è misurabile dal punto di vista economico ? Se fosse così il nostro lavoro non avrebbe ragione di esistere. Facciamo fatica a raccontarlo alle nostre famiglie ed ai nostri amici. Spesso ci viene rimproverato: “ma come fai a lavorare e a non essere pagato?” A questa affermazione ne può seguire una anche più irritante, quasi offensiva: “ma perché non ti trovi un lavoro vero?” Un lavoro vero? Ma che cosa è vero e cosa è falso in questa società ?
In una società frantumata e chiusa a riccio sulle crisi individuali, persa nelle piazze e nelle strade vuote, l’uomo rischia di navigare alla deriva senza il sostegno di un pensiero vero, forte, vivace. Un pensiero in cui l’essere umano è al centro dei nostri sforzi con tutte le sue fragilità e con tutte le sue potenzialità. Il lavoro sociale serve allora a “creare vita“, è spinta ad intraprendere nuovi progetti individuali e collettivi, è cura ed è benessere. Tutto questo a chi serve? Non ne abbiamo bisogno tutti? Promuovendo lavoro per le comunità sarebbe importante, o quantomeno utile, che i cittadini e la politica se ne appropriassero per intero per programmare la vita delle città e per renderle migliori. Non basta finanziare i servizi sociali, bisogna viverli, ascoltarli, respirarli, capirli davvero.
La nostra proposta è costruire occasioni di progettazione partecipata. Anche se la partecipazione è lenta e costa fatica alla fine da i suoi frutti poiché fa crescere le persone e non lascia indietro nessuno.
Dobbiamo riuscire a mettere insieme politici, cittadini e privato sociale per ripensare le nostre città. Ad esempio, sarebbe necessario che ogni territorio si interrogasse sull’emergenza della povertà sociale dilagante, sull’emergenza abitativa che appesantisce passivamente le casse delle nostre amministrazioni locali, sulle dipendenze da gioco, sui quartieri senza luoghi di incontro.
Per fare tutto questo bisogna fare uno sforzo che vada aldilà delle risorse economiche disponibili, un grande slancio che osi valorizzare la responsabilità ed il grande potenziale del capitale umano a disposizione, che rilanci sfide di ampio respiro e che rifugga dal pensiero che affidare deleghe in bianco con povertà di risorse al privato sociale sia risolvere i problemi.
Continuiamo a crederci cooperando e resistendo come sempre. Vi aspettiamo nella grande piazza della festa di quartiere con le vostre idee e con i vostri progetti.
Pensare ad un mondo migliore ha sempre senso.
Con Stefano Cucchi nel cuore.
Salvatore Costantino
Presidente Cooperativa Sociale Folias